11/01/2021

L'editoriale del Segretario generale Massimiliano Paglini

Il nuovo anno purtroppo si è aperto in continuità con quello appena trascorso. La pandemia continua a causare morte, sofferenza e drammi sociali ed economici. Troppe ancora le vittime e troppo scarsa ancora la capacità della politica di gestire adeguatamente l’emergenza, con la conseguenza che da un lato si vanno annichilendo interi settori economici, e dall’altro stanno mutando profondamente i paradigmi dello sviluppo e del lavoro.

Il tutto corroborato, sullo scacchiere internazionale, da vicende che rappresentano plasticamente la deriva delle democrazie occidentali. I fatti di Capitol Hill sono la punta di un iceberg più vasto - in tutto il pianeta - di un fenomeno che trae origine dall’aumento delle diseguaglianze e dalla crescita esponenziale e sregolata delle nuove tecnologie, che genera un (ab)uso dei social network, capaci di condizionare lo Stato di Diritto e di arrivare capillarmente e rapidamente ovunque, mentre le regole democratiche richiedono mediazioni e tempi lunghi di risposta.

Contemporaneamente, si indeboliscono i legami sociali sia tra le persone, che, fatto ancor più grave, tra i soggetti collettivi, e tra i corpi intermedi, incapaci di reagire tempestivamente e adeguatamente ai repentini cambi di paradigma dei modelli di sviluppo e del mondo del lavoro.

Tacciare come folcloristiche e minoritarie le vicende di Washington sarebbe ingenuo e riduttivo. La storia insegna che sottovalutare gli estremismi, i fanatismi, ancorché minoritari, considerandoli marginali ai consistenti anticorpi di cui sarebbero dotate le democrazie, rischia di contribuire a ripetere la storia stessa. Vi sono già sufficienti analogie con alcune vicende della prima parte del secolo scorso che sfociarono drammaticamente nel primo, ma ancor di più, nel secondo conflitto mondiale.

Quindi da una parte non si debbono sottovalutare le pulsioni del popolo affamato di giustizia e di equità e le cui povertà economiche, educative e sociali si amplificano all’aumentare delle disuguaglianze, dall’altra non si può derubricare a carnevalata l’oltraggio ad un simbolo delle democrazie liberali.

Il Sindacato libero e democratico nasce sulle ceneri di una stagione lunga e oscurantista durante la quale “l’uomo solo al comando” era considerato l’esegeta, l’illuminato, colui che avrebbe risolto ogni problema, mentre sappiamo che la soluzione di problemi complessi, in una società liberale e globalizzata, richiede prima di tutto argini solidi fondati su ordinamenti costituzionali democratici e rispetto delle leggi. E che i percorsi di costruzione delle stesse leggi debbono necessariamente essere rigorosi nel rispettare le coordinate costituzionali, a cominciare dall’equilibrio dei Poteri: Legislativo, Esecutivo, Giudiziario.

In questo complesso contesto socio-politico il 2021 rappresenta per la nostra Organizzazione un anno molto importante. Il Consiglio generale Confederale ha infatti deliberato lo scorso 22 dicembre la convocazione del XIX Congresso, il cui percorso inizierà a maggio con i Congressi di base per terminare a dicembre con l’assise nazionale.

Un momento intenso per la vita della Cisl, occasione per rinvigorire e riannodare le fila del nostro essere partecipi e per riaffermare il senso della nostra appartenenza, oltre che occasione per alimentare la dialettica interna così da rafforzare il pensiero strategico volto a favorire e promuovere quel forte riformismo che ci renda capaci, ancora oggi così come 70 anni fa e nei decenni successivi, di adeguare il nostro agire e la nostra struttura organizzativa ai tempi complessi che ci attendono.

Per la nostra Unione Territoriale si tratta di un passaggio determinante per riaffermare e promuovere una forte azione strategico-politico-culturale interna ed esterna ed una energica capacità organizzativa riformatrice.

La pandemia ha contribuito da una parte ad accelerare alcune mutazioni embrionali del mondo del lavoro, dall’altra ha riaffermato prepotentemente la necessità che il Sindacato partecipi, governi e accompagni i fenomeni di trasformazione della società e del mondo del lavoro svolgendo a pieno titolo il proprio ruolo di intermediatore.

Per questo la nostra Unione territoriale sarà chiamata, con tutto il Gruppo Dirigente, le Categorie, i Servizi, gli Operatori, i Dipendenti, i Delegati ad un impegno extra-ordinario per tenere il passo dei tempi che cambiano e riprogettare la propria azione politico-strategica e organizzativa.

Il Congresso sarà il passaggio determinate per verificare la validità di questo progetto e sarà contemporaneamente un passaggio intermedio per l’orizzonte più ampio entro cui realizzarlo.

Lo ribadisco, nessuno deve sentirsi o restare indietro e tutti dovremo contribuire a questa trasformazione perché vi sono interi pezzi di società e di mondo del lavoro che necessitano del Sindacato. Alle lavoratrici ed ai lavoratori, pensionati e pensionate che già rappresentiamo, così come a quelli che non rappresentiamo, dobbiamo far comprendere che i diritti e le tutele non sono acquisiti per sempre, ma richiedono presidio, difesa, impegno, continuità e dobbiamo far comprendere che la Cisl è un grande Sindacato riformista e multiculturale capace di interpretare, nei momenti cruciali della vita del Paese e dei nostri territori, le reali esigenze per costruire una società più giusta e più equa.

Solo se saremo in grado di unire le forze e lavorare assieme potremo riuscirci.

Massimiliano Paglini