21/10/2021

Raccolta rifiuti nelle province di Treviso e Belluno, minacce e ritorsioni contro i lavoratori

Bioman e Ingam condannate per attività antisindacale. Fonti e Bagagiolo (Fit Cisl): “Comuni e Savno revochino l’affidamento del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti a queste aziende che non rispettano i lavoratori”

Ingam e Bioman, due aziende che svolgono attività di raccolta e trasporto dei rifiuti solidi urbani in diversi comuni della Marca e della provincia di Belluno, con sentenza dello scorso 12 ottobre, sono state condannate dal Tribunale di Treviso per condotta antisindacale. Il ricorso nei confronti delle società è stato avanzato dalla Fit Cisl del Veneto attraverso il proprio legale Alessio Veggiari, in seguito alla messa in atto di una serie di condotte “volte - spiega Maurizio Fonti della Fit Cisl - ad allontanare i lavoratori iscritti dalla Fit, con l’obiettivo di farli iscrivere con altre organizzazioni sindacali più malleabili. Assai discutibile, in particolare, è stata la scelta delle società di impedire lo svolgimento delle assemblee sindacali con i lavoratori”. E il Tribunale ha dato ragione alla federazione cislina.

All’esito del giudizio è infatti emerso che un preposto delle società minacciava i lavoratori iscritti alla Fit con lo scopo di farli passare ad altra organizzazione sindacale, la Fiadel, con cui l’azienda ha sottoscritto degli accordi per il pregresso a soli 500 euro all’anno, con evidente risparmio per la società e conseguente danno per i lavoratori. Ma non solo. È stato dimostrato che i lavoratori iscritti alla Fit che non si piegavano alle minacce erano soggetti a ritorsioni pesanti, come l’azzeramento della retribuzione o l’imposizione di periodi di ferie. Infine, il giudice ha ravvisato del tutto illegittima e non giustificabile la scelta di Ingam e Bioman di impedire lo svolgimento delle assemblee sindacali convocate dalla Fit.

Con il provvedimento del 12 ottobre, il Tribunale di Treviso ha quindi condannato le aziende per le palesi attività antisindacali tenute, intimando la cessazione immediata di tutti i comportamenti ostili nei confronti della Fit Cisl e dei suoi iscritti, oltre al pagamento delle spese sostenute.

‘’Siamo soddisfatti dell’esito del ricorso - affermano il segretario regionale Maurizio Fonti e il territoriale Alessandro Bagagiolo - perché viene riconosciuta la palese ingiustiza nei confronti di molti lavoratori che ogni giorno hanno svolto onestamente il loro lavoro e che si sono visti privati di parte della dovuta retribuzione grazie anche alla compiacenza di Fiadel ch, pur di portare a casa qualche iscritto, non ha esitato a sottoscrivere delle transazioni palesemente dannose per i lavoratori. Considerando che Ingam e Bioman hanno da sempre operato con questi metodi e che svolgono un servizio pagato con i soldi dei cittadini, riteniamo sia doveroso da parte dei Comuni e di Savno, che hanno affidato il servizio a queste aziende, revocare l’appalto e cacciare dal territorio soggetti simili per non farli tornare mai più. I lavoratori vanno rispettati, oggi più che mai”.

Le due società impiegano 110 dipendenti nel servizio di raccolta e trasporto rifiuti nei Comuni trevigiani di Farra di Soligo, Mareno di Piave, Miane, Moriago della Battaglia, Pieve di Soligo, Refrontolo, San Pietro di Feletto, Santa Lucia di Piave, Segusino, Sernaglia della Battaglia, Valdobbiadene, Vidor e Oderzo e in cinque Comuni del Bellunese (San Vito, Borca, Vodo, Cibiana e Valle di Cadore)

“Da quando le due aziende hanno ricevuto in affidamento il servizio in associazione d’impresa con Sesa - spiegano i sindacalisti della Fit - le cose non sono mai andate bene. Infatti i tentativi di applicare contratti diversi per risparmiare sulla pelle dei lavoratori e le condizioni di lavoro non ottimali sono sempre stati il modus operandi di Bioman e Ingam, tanto da portare i lavoratori allo sciopero nel 2019. A gennaio 2021 sembrava che le cose potessero sistemarsi con la sottoscrizione di un accordo che prevedeva la corretta applicazione del contratto collettivo nazionale e del pagamento di parte degli arretrati dovuti per le differenze retributive (circa 2500 euro all’anno), ma così non è stato”.