22/05/2025
“L’Italia non può definirsi un Paese civile se ogni anno più di mille persone - uomini, donne, ragazze, ragazzi, studenti - perdono la vita sul lavoro. In provincia di Treviso l’anno scorso ci sono state 13mila denunce di infortunio e 14 morti. Ma a questi numeri si devono aggiungere i decessi causati da malattia professionale e le centinaia di infortuni gravi e invalidanti come quelli avvenuti ieri, 21 maggio: tre gravissimi incidenti nell'arco di poche ore. Questi episodi, questi numeri, non sono più né accettabili né giustificabili: è più che mai necessario un impegno straordinario da parte di tutti i soggetti coinvolti per porre fine a questa scia di sangue”. Così il segretario generale della Cisl Belluno Treviso Francesco Orrù sui tre drammi sul lavoro nella Marca che ieri si sono susseguiti, uno dopo l'altro, a Mansuè, Riese Pio X e Asolo. Regole più stringenti, più controlli e ispezioni, sanzioni maggiori per chi non rispetta le norme, più formazione e informazione. Queste le azioni da mettere in campo secondo Orrù, che aggiunge: “È fondamentale rafforzare le campagne di sensibilizzazione per promuovere una vera cultura della sicurezza sul lavoro. Serve un cambiamento culturale profondo: il rischio non va considerato un’eccezione, ma un elemento con cui confrontarsi ogni giorno, in ogni fase lavorativa, con consapevolezza e responsabilità. È essenziale entrare nelle scuole, parlare con i giovani, formarli e renderli consapevoli, perché gli studenti di oggi saranno i lavoratori di domani”. “La salute e la sicurezza sul lavoro - conclude il segretario Cisl - devono restare al centro della nostra azione quotidiana, della contrattazione e del confronto con istituzioni, associazioni imprenditoriali e politica, per condividere un impegno comune ancora più vigoroso per prevenire queste tragedie”.La giornata nera del lavoro nella Marca: tre feriti gravi in poche ore
Orrù: “Numeri ed episodi inaccettabili"